Edoardo, Ambra e Filippo

La rottura improvvisa delle acque, a 33+6, ci ha capovolto la vita. La corsa in ospedale, la borsa non pronta, la consapevolezza che avrei dovuto fare il travaglio da sola senza mio marito, che avrebbe potuto essere presente solo in sala parto, la cameretta ancora da fare, la riunione di lavoro a cui era chiaro non sarei più andata, mio marito impossibilitato a prendere ferie. La paura che avrebbe avuto conseguenze sulla vita del nostro piccolo. Ricordo ancora la dottoressa del PS ostetrico, che gentilmente ci fece capire che sarebbe stato necessario “qualche giorno” di TIN. L’ansia e la paura nel vedere l’equipe della sala parto preparare, oltre alla normale strumentazione, anche l’incubatrice per la TIN e il necessario per farlo respirare ed intervenire in caso di problemi. La sensazione di stordimento e futile invidia nel vedere le altre mamme che avevano la culla a fianco al letto, allattavano al seno, potevano fare foto al loro piccolo e farlo vedere al mondo, e potevano girare per il reparto senza preoccuparsi di quanto lungo fosse il filo del sensore per la saturazione e il battito. La rabbia quando, spostata di reparto per necessità logistiche la notte stessa del parto, la mia compagna di stanza, pur sapendo che avevo partorito la mattina prima e il mio bimbo era in TIN, mi disse “beata te che puoi fare colazione”.

La TIN è uno di quegli strani ambienti in cui confidi ad estranei paure che non riusciresti a dire a tua madre. Dove in silenzio si offre uno scacchetto di cioccolato ad una mamma come te che trovi a piangere nella stanza degli armadietti. Dove fai sacrifici di tempo, veglia e ostinazione di cui mesi dopo ti meravigli. Dove i minuti mentre i dottori visitano sembrano ore e le ore accanto alla culla solo minuti.

Edoardo ha avuto un percorso di 18 giorni, passando dal dito sondino, poi sondino naso gastrico, in concomitanza con sondino nel paracapezzolo, biberon e dito sondino. Lì da subito abbiamo conosciuto Valentina, che insieme all’equipe della TIN ci ha confortato e sostenuto in reparto, aiutato nel processo del tiraggio latte, dato consigli su come nutrire il nostro bimbo al meglio. Ricordo ancora, il giorno dopo che Edoardo si è tolto da solo il sondino naso gastrico, Valentina e la dottoressa Mammolini che mi dicono “attaccalo al seno con paracapezzolo”. I tentativi falliti dei giorni scorsi, in cui non aveva preso neanche 3 grammi al seno, mi demoralizzavano ma ho stretto i denti e mi sono detta “ok, ancora”. Valentina seduta sullo sgabello accanto a me mentre il piccolo poppa. La sua soddisfazione e la mia incredulità quando alla pesata risultano 30 grammi presi.

Acconsentendo all’home visiting ci è stato concesso di tornare prima a casa, e Valentina è stata un supporto eccezionale, un’ostetrica formata alla TIN è merce rara, disponibile sia in presenza che tramite whatsapp. Finalmente, con i suoi consigli e tanta pazienza, siamo riusciti anche a togliere i paracapezzoli.

Oltre ad una donazione dopo la dimissione, abbiamo scelto i loro prodotti solidali anche come bomboniere dei battesimo, per contribuire a questo irrinunciabile servizio gratuito, che ti segue dentro e fuori dall’ospedale, fornendo anche, a coloro a cui serve, supporto per passeggini, vestiti, bilance, tiralatte, etc.

Non possiamo che dire GRAZIE GRAZIE GRAZIE La Prima Coccola!!

Edoardo, Ambra e Filippo