Intervista a Barbara, Fondatrice de La Prima Coccola

Ci sono storie che ti toccano il cuore. Che ogni volta che le senti raccontare ti fanno venire i brividi e brillare gli occhi. Questa che stiamo raccontando è una storia emblematica, dove protagonisti sono i sentimenti: la paura, la gioia, la rabbia, l’amore. Sembra la trama di un film, invece è la realtà: siamo in ospedale, a Rimini, e una ragazza incinta di sei mesi e con la pressione altissima viene sottoposta a taglio cesareo. È il 3 aprile 2014 quando nasce la piccola; pesa appena 780 grammi e viene trasferita nel reparto di neonatologia, diretto dalla dott.ssa Gina Ancora. Barbara, la mamma, non ha la gioia di tenerla in braccio, perché le sue condizioni sono critiche e, dopo vari giorni in rianimazione a causa di un aneurisma cerebrale, viene trasferita al Bufalini di Cesena e operata d’urgenza. Una scelta rischiosa che però le salva la vita e, dopo quaranta giorni di lontananza forzata, la riunisce ai suoi affetti più cari: la piccola, ancora nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN), e la primogenita che con il padre Alberto si è presa cura della sorellina con un amore e una dedizione difficili da esprimere a parole. “Quando l’ho vista, il primo pensiero è stato quanto fosse piccola, mentre pesava già un chilo e mezzo,” racconta Barbara sorridendo. “Abbiamo vissuto un’esperienza incredibile, che ha coinvolto entrambe le nostre famiglie: mio marito è stato meraviglioso, e così anche i nostri genitori, i fratelli e gli amici più cari.” Durante la sua permanenza in TIN, la bambina è stata costantemente seguita dall’infermiera Natascia Simeone all’interno del progetto NIDCAP, un metodo che, partendo dall’osservazione dello sviluppo del neonato prematuro, ha lo scopo di coinvolgere la famiglia nel team che si occupa dell’accudimento del bambino e implica un cambiamento nel tipo di assistenza, che passa dal semplice curare al prendersi cura. Quando è uscita dall’ospedale, il 21 giugno, la piccola pesava 2,560 kg. “Tuttavia il percorso di un bimbo prematuro non si esaurisce con le dimissioni. Per due anni si è seguiti da un dottore di riferimento, nel nostro caso la dott.ssa Irene Papa, che si occupa di fare dei follow up periodici,” spiega Barbara. “Una volta a casa non è stato possibile interrompere il legame con il reparto e tutte le persone che ci avevano aiutato e sostenuto in quei mesi. Mi avevano detto che diventa la tua seconda famiglia e che gli rimani legato per tutta la vita, ma non potevo immaginare quanto fosse vero. È dunque anche per questo motivo che abbiamo deciso di fondare la Onlus La Prima coccola: per dire grazie in modo concreto allo straordinario personale di questo reparto. Questa esperienza ha tirato fuori una forza che non sapevamo di avere, sia a livello individuale che di coppia. È stata sicuramente una vicenda partita in maniera drammatica, ma che si è conclusa con un risvolto assolutamente positivo. Se non avessi conosciuto questa realtà e queste persone, credo che mi sarebbe come mancato un pezzo.”

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